I vincitori del Premio Carlo Castelli 2025: “Non sono e non sarò il mio reato”
Lib(e)ro dentro di “Liberato” (categoria minori), Riflesso di Nicola Alberti e L’Amico riflesso di “Nareto” sono i testi vincitori dell’edizione 2025 del Premio Carlo Castelli, promosso dalla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV in collaborazione con il Comune di Brescia, con il patrocinio di Camera, Senato e Ministero della Giustizia e il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La giuria ha premiato lo scritto di “Liberato” per la sua profonda capacità introspettiva e per il percorso di consapevolezza e rinascita che racconta. Con lucidità e sensibilità, l’autore ripercorre il cammino che lo ha condotto dal gesto impulsivo che ha cambiato la sua vita fino al presente, ancora vissuto in carcere ma aperto alla speranza e alla possibilità di riscatto. Nelle sue parole emergono il buio e la solitudine dei primi tempi di detenzione, ma anche la lenta rinascita resa possibile dagli incontri, dallo studio, dalla musica, dal teatro e soprattutto dai libri, strumenti di libertà interiore.
In “Riflesso”, Nicola Alberti ha offerto una riflessione autentica e profonda sulla detenzione, vista non solo come pena, ma come occasione per riscoprire risorse interiori e possibilità di cambiamento. Con una scrittura fluida e matura, l’autore trasforma l’esperienza del limite in un percorso di crescita e consapevolezza, mostrando come forza, sensibilità e intelligenza possano diventare strumenti di riscatto anche nelle situazioni più difficili.
Nel testo l’Amico riflesso di “Nareto”, la giuria ha riconosciuto una grande intensità emotiva e onestà narrativa con cui l’autore affronta un dialogo profondo con se stesso, tra colpa, ferite e desiderio di rinascita. Attraverso un percorso che va dalla rabbia alla speranza, lo “specchio” diventa da nemico a compagno di viaggio, simbolo di una trasformazione autentica che non nega il passato, ma lo trasforma in forza per costruire il futuro.
La cerimonia di premiazione e il convegno sulla giustizia
La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 10 ottobre presso la Casa Circondariale “Nerio Fischione” di Canton Mombello, alla presenza di autorità civili e rappresentanti del mondo penitenziario.
Il giorno successivo, presso il Teatro Sant’Afra, si è tenuto un convegno pubblico dedicato al senso della pena e alle possibilità di riscatto, che ha visto la partecipazione di importanti relatori e testimoni del mondo giuridico e sociale.
Tra gli ospiti del convegno, il magistrato Gherardo Colombo, insieme a Don Gino Rigoldi, già cappellano dell’Istituto Penale Cesare Beccaria di Milano, a Carlo Alberto Romano, Prorettore per l’Impegno Sociale per il Territorio – Università degli Studi di Brescia, a Luisa Ravagnani, docente di Criminologia penitenziaria e Giustizia riparativa – Università degli Studi di Brescia, a Mauro Ricca, Garante dei Diritti dell’Infanzia e Adolescenza per il Comune di Brescia.
“Il carcere non educa attraverso la paura”, la lezione del magistrato Gherardo Colombo
Gherardo Colombo, già magistrato, giurista e scrittore, ha offerto una riflessione profonda sul significato della pena e sulla funzione rieducativa del carcere.
Le sue parole suonano come un richiamo alla responsabilità collettiva: i problemi del carcere, ha spiegato, non dipendono solo da chi vi è recluso, ma anche da come la società sceglie di punire.
Spazi angusti, poche ore d’aria, incontri familiari limitati — condizioni che, secondo Colombo, rendono inevitabili disperazione, autolesionismo e tentativi di suicidio, segni di un sistema che isola invece di rieducare.
Il magistrato ha sottolineato che non è la paura a regolare la società e che infliggere dolore non contribuisce a costruire giustizia. L’articolo 27 della Costituzione italiana stabilisce che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La recidiva mostra come chi esce dal carcere senza aver avuto la possibilità di comprendere, dialogare e costruire relazioni sia spesso destinato a ripetere gli stessi errori.
La vera rieducazione, ha concluso, nasce dal confronto umano, dal “vedere l’altro” e dal costruire regole condivise basate sul rispetto reciproco. È questo il modello adottato nelle carceri norvegesi, dove la pena è un percorso di responsabilizzazione e crescita, non di vendetta.
Un tema per riflettere: “Mi specchio e (non) mi riconosco”
Il tema scelto per l’edizione 2025 — “Mi specchio e (non) mi riconosco: non sono e non sarò il mio reato” — ha invitato i partecipanti a distinguere la persona dal proprio errore, attraverso racconti, poesie e opere multimediali.
Mostra fotografica ed eventi nelle scuole
La manifestazione è stata arricchita dalla mostra fotografica “I volti della povertà in carcere”, allestita a Palazzo Martinengo delle Palle. Sono previste iniziative di educazione alla legalità e alla giustizia riparativa nelle scuole bresciane in linea con l’impegno della Società di San Vincenzo De Paoli, da sempre impegnata nella formazione e nella sensibilizzazione dei giovani ai temi della dignità umana e del reinserimento sociale.
Un premio che parla di speranza
Il Premio non è solo un concorso letterario, ma un gesto concreto di rinascita.
I tre vincitori hanno ricevuto un riconoscimento che si è tradotto in doppia opportunità:
- una somma in denaro viene destinata al partecipante;
- una seconda somma viene riservata a finanziare un progetto che consentirà la nascita di tre percorsi di vita nuova: in un istituto penitenziario per adulti, attraverso l’Ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE), in un istituto penale minorile.
“Ogni vincitore diventa così protagonista di un percorso che offrirà a un altro detenuto un’opportunità concreta di riscatto. È un circolo virtuoso che, edizione dopo edizione, si alimenta e rafforza”, ha dichiarato Paola Da Ros, Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV.
I testi vincitori e i dieci lavori ritenuti meritevoli dalla Giuria sono stati raccolti in un’antologia distribuita in tutta Italia e allegata alla rivista Le Conferenze di Ozanam (tiratura oltre 13.600 copie).
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Il Premio Carlo Castelli, intitolato alla memoria di Carlo Castelli, volontario vincenziano e promotore della Legge Gozzini, continua a rappresentare un segno concreto di speranza per chi, dietro le sbarre, sceglie di ricominciare attraverso la parola, la riflessione e la consapevolezza.
Con il sostegno dei volontari della Società di San Vincenzo De Paoli, il Premio rinnova ogni anno l’impegno dell’associazione nel promuovere una giustizia più umana, capace di ascoltare, educare e restituire dignità alle persone private della libertà personale.
Attraverso la scrittura, il concorso letterario dà voce a chi vive la realtà carceraria, promuovendo percorsi di responsabilizzazione, riconciliazione e speranza.