A ruota libera, senza freni

ozanam online lavoro

Con l'allentamento della "morsa" della pandemia e la graduale ripresa del lavoro (almeno dove ancora c'è) tragici eventi hanno scosso il nostro paese, e così, ci siamo risvegliati primi in questo triste primato degli incidenti sul lavoro tra i paesi europei industrializzati.

A ruota libera, senza freni

In nome di un progresso che generà povertà

(CM)

 

La povertà viaggia, come tutte le cose, nel flusso inarrestabile della modernità, che indistintamente chiamiamo progresso, mimetizzandosi tra ciò che veramente è conquista di civiltà, di scienza e tecnologia, allargando così di fatto quel divario tra l’avere e l’essere su cui si fondano i grandi interessi.

Non ci renderà più felici lo stile di vita frenetico che rincorriamo o che siamo costretti a subire. Non ci renderà più liberi, più rispettosi e rispettati, bensì più schiavi di un dio pagano dalle mille facce ingannevoli, come quelle di un demone in veste di angelo.

Ci hanno abituato a desiderare oltre il giusto e il necessario, a voler cioè possedere il superfluo, l’inutile e persino l’impossibile. A non preoccuparci di come quelle cose e quei servizi siano realizzati. Di chi sta attaccato giorno e notte a quelle catene che alcuni denunciano quali strumenti della moderna schiavitù, e che tutti gli altri non vogliono vedere o si limitano ad osservare senza batter ciglio.

Tutto e subito, a prezzi scontatissimi che finiscono sempre per nove, un numero “intrigante” in ogni suo significato, specie se ripetuto. Se il sistema produttivo non conosce limiti e si può permettere ribassi incredibili, la logistica non è da meno ed è in grado di consegnare la merce in meno di 24 ore. Ma come è possibile tutto questo? Togliendo i freni. Quelli che rallentano le macchine, ma anche quelli posti a tutela delle garanzie e dei diritti di chi quelle macchine fa funzionare, mentre altri passano direttamente all’incasso.

L’e-commerce è una bella e comoda conquista: basta un clic, una carta di credito e il bisogno o il desiderio è soddisfatto in men che non si dica. Comodamente a casa tua. E sei già pronto per il prossimo ordine, scontatissimo, da non perdere. Che importa se poi quella roba la metti là da una parte e te ne dimentichi. Intanto ti convinci di aver fatto un vero affare: con tutti quei risparmi accumulati in breve tempo puoi comprarci tante altre cose inutili e convenienti, giusto per placare quei messaggi martellanti che ti intasano il cellulare e anche la mente, e che fanno la fortuna di pochi magnati.

E così l’autista del tir esasperato dal blocco degli scioperanti, esausto dalle ore di guida e dalle lunghe attese, toglie il piede dal freno e lo spinge sull’acceleratore. E manda all’altro mondo un giovane padre di famiglia sindacalista di base, convinto di dover tutelare i diritti di tanti suoi compagni di lavoro sfruttati – sì sfruttati – da turni massacranti di 12 e 14 ore per una paga vergognosa, che si dichiara essere ben al di sotto dei mille euro.

Così un giorno c’è chi toglie il freno d’emergenza alla funivia, perché quella cabina dà sempre problemi ma il giro non si può fermare. E condanna a morte 14 vite. Così anche colui che toglie il freno all’orditoio della fabbrichetta tessile del pratese, cioè disattiva la saracinesca di protezione, perché così la macchina non ha tempi morti. Ma così, irresponsabilmente, condanna a morte una giovane apprendista lasciata da sola davanti a quella macchina.

L’elenco ufficiale degli infortuni sul lavoro, o delle morti annunciate e causate, sarebbe lungo: 554 mila nel 2020 di cui 1270 mortali (7 ogni 2 giorni). Di molti altri non si sa nulla, perché la vasta schiera dei lavoratori al nero (neri anch’essi, per lo più) sfugge ad ogni controllo. Ma dire “sfugge” non è esatto, perché tutti lavorano alla luce accecante e ai raggi roventi del sole, nei campi del centro e del sud, ma anche al nord, in quei territori dove i controlli non arrivano o sono minimi.

In fondo siamo tutti schiavi: i consumatori quando diventano acquirenti compulsivi, i lavoratori quando sono assimilati a macchine senz’anima, senza orario, senza diritti.

In tempo di emergenze è ora di ripristinare i freni di questa folle macchina lanciata allo sbaraglio, che si scrive consumismo e si legge povertà!

Indietro