Che sarà mai? (racconto)

OZANAM ONLINE, giornata internazionale della donna

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, pubblichiamo su OZANAM ONLINE un racconto inedito di Teresa Tortoriello

Che sarà mai?

Era in ritardo, Giulia, quella mattina. Fuori pioveva e c’era mancato poco che scivolasse, su quel terreno lercio, con quei tacchi che si dovevano portare in ufficio. Ma, si sa, uno studio professionale così ben avviato ha le sue regole: tailleur e tacco per le donne, giacca e cravatta per gli uomini, quasi una divisa. E lei, che le divise le aveva sempre viste in casa, con suo padre e suo fratello, militari d’arma!

Cielo impossibile, quella mattina, un cielo che si negava davvero, niente luce, niente gioia, un disastro, insomma. E poi… ci mancava solo il ritardo. Glielo avrebbero fatto notare subito, se non altro proprio le colleghe, quelle “vipere” avvelenate a prima mattina, donne in carriera o, forse, donne disperate. Ma poco le importava: tra qualche giorno, per il Natale, sarebbe tornata a casa, nel suo paesino di provincia dove si sentiva ancora la campana dell’Angelus, dove il cielo ti cadeva addosso con una pioggia di stelle.

A proposito di pioggia. Stamattina l’ombrello era inutile, tanta ne cadeva giù. Ma eccoci qua, al lavoro, tutto sommato non era successo niente, il “capo” le aveva dato un’occhiata e sembrava sorridesse. Era quasi divertito: menomale che lo faceva ridere, pensò Giulia, e si mise al computer dopo essersi scrollati i capelli lunghi che avrebbe trattenuto nella treccia, come ogni mattina, appena arrivata al lavoro.

“Chiamano dalla stanza dei bottoni”, e lei era andata subito, ancora con i capelli sciolti, per non tardare. Un lieve colpo alla porta ed era entrata, col suo passo leggero e con quell’aria di sorpresa che le si apriva nello sguardo ogni volta che qualcuno la interpellava. Era così, come da bambina, quando qualcuno la chiamava e lei sembrava meravigliarsi, come se dicesse: “Proprio io?”.

“Sì, proprio lei cercavo”, il “capo” sembrava nervoso, quella mattina, ma poi l’aveva invitata a sedersi, non succedeva mai, le aveva detto: “Sta bene, sa? Con i capelli scesi è più interessante”. Un complimento inutile, pensava, tanto poi mi dirà dove ho sbagliato, con quel contratto che ho predisposto ieri pomeriggio, un atto di separazione “consensuale” da far firmare ai clienti, tutto a favore di lui, come sempre a danno di lei.

“Queste separazioni sono una fortuna per noi”, le aveva fatto osservare, era un lavoro di routine, ormai, ma ben retribuito e senza rischi. Ma perché si avvicinava sempre di più? Lo studio era grande sì, ma non abbastanza che lei non potesse sentire quello che aveva da dirle. Eppure si avvicinava ancora. Giulia sentiva il suo corpo impietrirsi e un gelo di ribrezzo tra i capelli. La rabbia le montò su e si ritrasse, fece un passo indietro, facendolo inciampare e mollare la presa.

Un attimo e fu fuori della stanza. Le guance in fiamme e… che sarebbe accaduto, ora?

Tutto tranquillo quella mattina di dicembre, perfino il sole era tornato e tutto sarebbe stato come ogni giorno. Niente ritardo, oggi, ma sulla scrivania una busta…

Tribunale Civile di… Udienza preliminare di procedimento giudiziale per molestie sul lavoro. Lavoratrice “al nero” presso un importante studio legale ha denunciato il suo datore di lavoro a seguito dell’avvenuto ingiustificato licenziamento.

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