La cura come antidoto alla violenza

La perdita di vite umane costituisce sempre una sofferenza collettiva, ma se a morire sono bambini o ragazzi e a causare tali tragedie coetanei o poco più, lo smarrimento è unanime. Chi  come noi, volontari vincenziani, tocca giornalmente con mano le ferite della vita di coloro che convivono nei disagi più profondi come l’alcolismo, la tossicodipendenza, l’emarginazione sociale, l’handicap, la malattia, la solitudine, la povertà economica o morale, è consapevole che progettare percorsi attivi di vita in questi contesti è molto difficile. Abbiamo sperimentato che i ragazzi sono sensibili a temi come la legalità, la devianza, i valori umani fondamentali quali il rispetto, l’uguaglianza e la solidarietà organizzando incontri negli Istituti scolastici. Non dobbiamo fermarci se vogliamo che la vita non diventi un valore marginale, facile da calpestare o peggio ancora distruggere. Il carcere dovrebbe essere l’ultimo portone da varcare, ma non tutti nasciamo nel posto migliore e l’accesso all’istruzione, veramente gratuito, per chi la possibilità di avere fogli e penna è un miraggio, non corrisponde alla realtà. Ma è lo strumento più prezioso  da offrire ai nostri ragazzi. La cura allontana la violenza, cura intesa come accoglienza, ascolto, accompagnamento, in una parola amore per il prossimo. La devianza non è mai gratuita, deriva sempre da vuoti esistenziali.

Non giriamoci  dall’altra parte,  quelle ragazze e ragazzi, vittime o carnefici, sono anche figli nostri, di una società troppo spesso indifferente, interessata più ad apparire e giudicare che a cogliere l’essenza della vita.

Giulia Bandiera
Responsabile Settore Carcere e Devianza
Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli ODV

(Fotografia  © Adobe Stock)

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