Così aiutiamo i bambini sordi di Betlemme

BETLEMME: IL CENTRO EFFETÀ
Intervista a Suor Carmela Dal Barco

di Alessandro Ginotta

Attorno alla piazza della Mangiatoia i negozi di souvenir sono tutti chiusi. Ristoranti e alberghi, di solito affollati di pellegrini, sono deserti. Molti dei genitori dei bimbi accolti al Centro Effetà di Betlemme sono rimasti senza lavoro, o perché impiegati nelle strutture ricettive chiuse, o perché è stato revocato loro il permesso di entrare a Gerusalemme. È quanto ci racconta Suor Carmela Dal Barco, che insieme ad altre 5 suore, 3 italiane e 2 giordane, gestisce l'Istituto “Effetà Paolo VI” di Betlemme: una Scuola specializzata per la rieducazione audiofonetica dei bambini audiolesi residenti nei Territori Palestinesi. Il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV ha lanciato un appello per attivare sostegni a distanza per i bimbi ospiti della struttura. Puoi donare anche tu contattando solidarity@sanvincenzoitalia.it oppure chiamando il 392/0270767 (anche WhatsApp).

Suor Carmela, ci può dare qualche informazione in più sul centro “Effetà Paolo VI” di Betlemme?

Le finalità principali del Centro sono la formazione e la preparazione degli studenti ad affrontare la società con la consapevolezza che la sordità non è un ostacolo per un'affermazione personale nell'ambiente civile. Il centro è nato per volontà di Papa Paolo VI che, visitando la Terra Santa nel 1964, incontrò un gruppo di suore che qui gestivano una scuola materna. Fu il Papa a chiederci di dedicare il nostro tempo ai bambini sordi di tutta la Palestina. Oggi ne aiutiamo 200, avvalendoci del supporto di 40 insegnanti. Il metodo che utilizziamo è molto efficace perché siamo tra i pochissimi al mondo a non limitarci ad insegnare l’alfabeto dei segni, ma coinvolgiamo gli allievi in quotidiane sessioni di apprendimento di tipo "orale". Sin dai primi anni cerchiamo di insegnare terapeuticamente il linguaggio al bambino con un allenamento acustico, sfruttando i residui uditivi esistenti, una labio-lettura ed una imitazione dell'articolazione della parola stessa. In questo modo il bambino, pur non potendo sentire, imparerà a parlare usando la propria voce, esattamente come fanno i suoi coetanei. Perché un bambino sordo non diventi un adulto emarginato!

Durante ogni incontro il logopedista parla facendo osservare al bambino la sua bocca e l'espressione del suo volto; gli fa appoggiare la mano sulla guancia, sulle labbra, sulla gola, per fargli avvertire la vibrazione che la voce produce. Attraverso il gioco si fa inoltre ascoltare, vedere, osservare e toccare al piccolo audioleso la fonte di vari suoni per stimolare così il suo udito in modo da creare le premesse necessarie per l'apprendimento della parola. Il genitore che accompagna il figlio alle sedute è invitato a partecipare ad esse per imparare come relazionarsi con il bambino non udente ed aiutarlo nella sua crescita. 

Quanta gioia traspare da un bimbo che riesce ad imparare a parlare nonostante la sordità? Ci racconta quali sono le sue emozioni?

Nel nostro centro seguiamo bambini dai 5-6 mesi alle scuole superiori. Vedere come, piano piano, escono dal loro isolamento imparando a parlare ed a relazionarsi con il mondo esterno è una sensazione che non ha prezzo. Sono come piccoli fiori che osserviamo sbocciare in tutta la loro bellezza. Anche le famiglie, in questo momento tutte mussulmane, tranne una cristiana, seguono da vicino i progressi. I genitori assistono 1-2 volte la settimana alle lezioni, in questo modo imparano anche loro i fondamenti del nostro metodo e lo possono applicare a casa. Le mamme, in particolare, sono molto emozionate vedendo i progressi che i loro figli compiono ogni giorno.

Da dove provengono i vostri alunni?

Da diverse zone dei Territori Palestinesi: Betlemme, Beit Jala, Beit Sahour e zone limitrofe, Ramallah, Hebron e villaggi vicini, e Jericho. Non tutti gli studenti rientrano quotidianamente in famiglia. Alcuni, per la lontananza della casa dalla scuola, vivono all'interno della struttura.

Suor Carmela, quale messaggio vuole dare ai benefattori italiani che attiveranno un sostegno a distanza a favore di un bambino del centro Effetà di Betlemme?

Anzitutto grazie. Grazie perché questi bambini arrivano a noi tagliati fuori dal mondo. Grazie alle nostre insegnanti ed ai logopedisti imparano piano piano a diventare persone indipendenti e ad integrarsi perfettamente nella società.

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